In Russia ho lavorato nei campi, ascoltato litanie ipnotiche e passato lunghi pomeriggi di gioco in labirinti tracciati con linee a terra. Ho voluto mescolarmi completamente con ciò che fotografavo, assumendo la prospettiva adatta per vedere e percepire il tempo deformarsi nella trama delle piccole storie e mansioni di ogni giorno che ho vissuto in prima persona. Io e i miei soggetti, ci siamo affondati a vicenda radici profonde.
Non sono diverso da ciò che ho fotografato, ed era l’unico modo per provare a scolpirlo nella verginità esatta di un diario di viaggio scritto in prima persona con calligrafia corsiva, non registrando solo una realtà lontana, ma vivendo piuttosto vita vicina.
Ho vissuto così un giorno. Un mese. Un anno. Oppure forse tutta la vita. La mia immaginazione e la nostalgia è ancora incastrata lì, e questo diario di viaggio narra il tempo sospeso che ho vissuto nel mio viaggio Russo: un orologio rotto che finalmente segna sempre l’ora giusta. L’ora del viaggio e della trama sospesa.
Al giudizio inesorabile del tempo che passa e dei calendari che le stagioni scandiscono, oppongo le mie fotografie come prova tangibile della sua inesistenza. Mostro senza scienza che si possono avere più anime in un’unica vita. Io sono ancora lì. È una poesia sul reale, come un film perduto le cui immagini mute avrei ardentemente voluto vedere.
"Possiamo esprimere i nostri sentimenti riguardo al mondo che ci circonda sia con mezzi poetici sia con mezzi descrittivi. Preferisco esprimermi metaforicamente ” Andrej Tarkovskij
”Felice lo scrittore, il quale, lasciando da parte i caratteri noiosi ed antipatici che lo hanno colpito per il loro banale, triste realismo, si dedica alla descrizione di quelli che rivelano l'alta dignità dell'uomo, e felice colui che dall'immenso turbine delle immagini ogni giorno ricorrenti, ne sceglie solo pochissime.” Le Anime morte - Nikolaj Vasil'evič Gogol'